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Guerra industriale: la produzione di carri nella Federazione Russa

I campi di battaglia dell’Ucraina stanno divorando mezzi ed equipaggiamenti ad un ritmo impressionante. L’industria russa è in grado di sostenere un conflitto a così alta intensità?

Ammodernamento di carri T-72 nella fabbrica Uralvagonzavod di Niznij Tagil, in Russia uralica.

A sette mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, la dimensione economico-produttiva del conflitto ha assunto un ruolo preponderante. Se Kiev è sostenuta da cospicui e periodici rifornimenti di armi da parte dei paesi NATO, le forze armate russe possono contare quasi esclusivamente1 sulla produzione bellica della Federazione: si tratta di un tema vitale specialmente per l’esercito di Putin, ancor di più in conseguenza delle gravi perdite materiali sostenute nella recente ritirata dall’Oblast di Kharkiv.

I successi fin qui ottenuti dall’Esercito Russo sono frutto della superiore potenza di fuoco e mobilità di cui hanno a lungo goduto le formazioni schierate da Mosca – a fronte della relativa scarsità di effettivi. La cronica mancanza di fanteria viene compensata dall’impiego di formazioni meccanizzate pesantemente supportate: carri, BMP2, artiglieria e supporto aereo affrontano una resistenza ucraina maggiormente incentrata, specie nel primo periodo di guerra, su unità di fanteria leggera colme di armi anticarro. E’ soprattutto grazie a tale superiorità in veicoli corazzati ed armi pesanti che le forze russe, spesso stimate in appena 200.000 uomini3, sono riuscite ad occupare gran parte dell’Ucraina orientale e meridionale.

La fascinazione di Mosca per la guerra corazzata arriva da lontano, quando i sovietici furono tra i primi a credere e investire in un’arma che, ancora negli anni ’30 del Novecento, offriva molte incognite e poche certezze. L’URSS entrò nel secondo conflitto mondiale con la maggiore industria di veicoli corazzati al mondo; le grandi fabbriche, evacuate al di là degli Urali nel 1941, permisero all’Armata Rossa di affrontare la Wehrmacht tedesca in condizioni di totale superiorità numerica relativamente ai mezzi corazzati, e di rimpiazzare perdite impressionanti. Basti pensare che, nel solo 1943, i sovietici lamentarono la perdita di 23.500 carri, prontamente rimpiazzati per le offensive dell’anno seguente.4

Operai sovietici al lavoro nella linea produttiva di carri T-34 a Niznij Tagil, 1942.

L’efficienza dell’industria bellica sovietica incrementò ulteriormente nel corso della Guerra Fredda, mantenendo il primato globale relativamente alla produzione di carri armati – nel frattempo diventati macchine ben più costose e complesse: fu così che nel 1991 Russia e, in misura minore, Ucraina ereditarono un mastodontico apparato produttivo. Utile è dare uno sguardo all’output raggiunto dalle due maggiori fabbriche negli ultimi anni dell’URSS: nel 1988, l’UVZ di Niznij Tagil produsse 1503 carri T-725, mentre la fabbrica di Omsk completò 740 T-806. Il confronto con le cifre degli anni post-sovietici non è fuori luogo, considerando che entrambi i modelli di carro – in veste aggiornata – sono ancora presenti in entrambe le linee produttive, ereditate dalla Federazione Russa.

Rapportata con l’epoca sovietica, la realtà della produzione bellica post-indipendenza risulta ben più modesta, pur rimanendo ai primi posti globali: coloro che vedono nella Russia attuale il potenziale militare-industriale della vecchia URSS dovranno ricredersi. Dal 1991 ad oggi, l’industria carrista di Mosca ha prodotto circa 4500 MBT7, di cui quasi la metà destinati all’export. E’ da notare come questa cifra includa sia mezzi prodotti ex-novo – come i T-90 – sia veicoli sovietici ricostruiti più o meno radicalmente8: l’enorme numero di carri lasciati in eredità dall’URSS consente ancora oggi di creare mezzi moderni a costo ridotto, aggiornando gli scafi originali con le più recenti tecnologie. Rientrano in questa categoria i diffusissimi T-72, colonna portante degli eserciti di mezzo mondo, così come i T-80.

La grande maggioranza dei carri T-90 usciti dalle fabbriche russe è stata destinata all’Esercito Indiano.

Ma se le due fabbriche di Omsk e Niznij Tagil completavano 2243 tra T-72 e T-80 nel solo 1988, la media produttiva annuale sotto la Federazione Russa si è attestata su appena 207 carri/anno nel periodo 2001-2022, di cui solo 97 T-90/anno prodotti ex-novo, gran parte dei quali dedicati all’export. Lo scoppio del conflitto ucraino nel 2014 ha portato ad un considerevole incremento produttivo, così che nel periodo 2014-2022 la media sale a 311 carri, nuovi o modernizzati, completati ogni anno.9 La differenza con l’epoca sovietica rimane abissale, specie considerando come gran parte dell’output russo consista in aggiornamenti di scafi esistenti.

Ad inizio 2022, le forze armate di Mosca disponevano di più di 3000 MBT in servizio attivo, dei quali 2350 moderni T-72B3, T-80BVM e T-90A/M dotati di visori termici e corazze reattive di seconda o terza generazione10; tuttavia, l’impiego straordinariamente estensivo dei carri nella cosidetta “Operazione Militare Speciale” si è tradotto in perdite ingentissime. Ad oggi, sono almeno 1078 i carri persi dall’Esercito Russo in seguito all’invasione dello scorso 24 febbraio, come confermato da evidenza fotografica11, cifra per forza di cose riduttiva; solamente nella vittoriosa offensiva ucraina nell’Oblast di Kharkiv delle scorse settimane, circa 100 MBT russi sono stati distrutti o abbandonati.

Torretta di un T-80BVM distrutto nei pressi di Kharkiv durante i primi giorni dell’invasione.

E’ evidente come, per quanto concerne la flotta di MBT, lo sforzo produttivo pre-invasione non sia sufficiente a rimpiazzare perdite di tali dimensioni, e nel breve termine Mosca dovrà affidarsi sempre più all’ampia disponibilita di carri sovietici non rimodernati: teoricamente fino a 9.000-10.000 T-72 e T-80 sono presenti nei magazzini12, ma in dubbio stato di conservazione, oltre che notevolmente inferiori ai modelli più recenti per capacità di combattimento notturno e protezione. Tuttavia, non è da escludere un repentino incremento produttivo, incentrato sui nuovi T-90M e sull’economico aggiornamento dei carri sovietici ancora esistenti agli standard T-72B3 e T-80BVM, specie considerando l’enorme potenziale che le due fabbriche esprimevano in epoca sovietica.

La disponibilità di scafi aggiornabili a basso costo è però destinata a ad esaurirsi in tempi rapidi, considerando l’intensità del conflitto ucraino. Una volta esaurita, sarà difficile per gli impianti di Omsk e Niznij Tagil mantenere gli attuali ritmi produttivi, dovendo passare alla sola costruzione di mezzi ex-novo come i T-90M. Rimane, infine, l’incognita su quanto le sanzioni occidentali abbiano colpito un settore che, se si esclude la produzione di visori termici, non sembra particolarmente dipendente da importazioni di componentistica hi-tech.

FONTI E NOTE

  1. alcune foto confermano l’impiego di droni di progettazione e, probabilmente, costruzione iraniana da parte russa.[]
  2. mezzi da combattimento per la fanteria di progettazione sovietica, destinati sia al trasporto dei soldati che al supporto ad essi.[]
  3. l’intelligence statunitense stimava in 150.000 uomini le forze regolari russe pronte all’invasione. Ad esse vanno aggiunte le milizie filorusse di Donetsk e Luhansk, meno di 50.000 uomini stando a The Military Balance 2022. Una stima attuale è complicata dalle nuove forze russe giunte come rinforzo, cui vanno sottratte le perdite sostenute.[]
  4. dati di G. F. Krivosheyev reperibili in Barbarossa: the Axis and the Allies, edited by Erickson and Dilks, p.269.[]
  5. numeri da T-72/T-90: The Experience of Creating Domestic Main Battle Tanks” di S. Ustmantsev and D. Komalkov, reperibili in Tankograd Blog.[]
  6. vedi qui (in russo).[]
  7. acronimo di Main Battle Tank, categoria di carro armato “universale” diffusasi a partire dalla Guerra Fredda.[]
  8. ho incluso nella categoria dei mezzi ricostruiti quelli aggiornati con visori termici e corazze reattive di seconda/terza generazione: T-72B3, T-72B3 mod.2016,T-80BVM, più gli effimeri Terminator. Per i numeri, vedi The Military Balance 2022 e database SIPRI.[]
  9. i calcoli sulla produzione annuale sono basati su The Military Balance 2022 e sui database dell’export di armamenti di SIPRI. Esclusi sono i T-90 prodotti su licenza in India.[]
  10. numeri da The Military Balance 2022; seconda generazione si riferisce alle Kontakt-5, terza generazione alle Relikt.[]
  11. per quanto riguarda le perdite, Oryx Blog compila un elenco di evidenze fotografiche.[]
  12. sempre The Military Balance 2022.[]

Un commento

  1. mauro perossini mauro perossini

    Grazie, ti ho scoperto oggi sul blog “Guerriglia radio”, complimenti, ti trovo equilibrato e dotato di buon senso.
    Interessante anche questo excursus sulla produzione carrista russa, c’è un numero che spaventa: quei 2200 MBT/anno nuovi che riuscivano a produrre, Ora ne sono lontanissimi (leggo che arrivano a 2-300, più 1200 di recupero) ma se i russi si mettono in testa di ripetere la “grande guerra patriottica” potrebbero di nuovo avvicinarvisi.

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