Da settimane infuria l’offensiva russa volta a conquistare l’ultimo angolo della regione di Luhansk ancora sotto controllo ucraino. Kiev afferma di perdere centinaia di uomini al giorno, mentre a Severodonetsk si continua a combattere: l’esercito ucraino sta davvero tentando il tutto per tutto?
Dopo essere stato, paradossalmente, uno dei fronti più tranquilli in seguito all’invasione del 24 febbraio, il Donbass è successivamente divenuto il centro degli scontri più sanguinosi del conflitto. Le forze russe hanno spinto l’esercito ucraino ad abbandonare le proprie posizioni a nord del fiume Donets, con un primo sfondamento ad Izium – il quale minacciava di compromettere l’intero schieramento difensivo del Donbass – tamponato con successo dalle forze di Kiev. Tuttavia, a partire dal 20 maggio, un attacco delle forze russe sul versante meridionale, a Popasna, ha penetrato in profondità le linee ucraine.
In seguito allo sfondamento di Popasna, la situazione per parte delle forze ucraine si è fatta critica: mentre l’esercito di Zelensky combatte duramente nella città di Severodonetsk e si prepara a ripiegare su Lysychansk, alle proprie spalle l’avanzata russa ne taglia la ritirata e le vie di rifornimento. Ad oggi, solo un corridoio largo circa 20km separa le truppe russe attestate lungo il Donets, a nord, da quelle avanzanti da Popasna a sud, corridoio interamente entro il raggio d’azione delle artiglierie russe.
In questo contesto si inserisce l’apparente intenzione del governo di Zelensky di condurre una difesa ad oltranza del saliente, ed in particolar modo dell’esposta Severodonetsk, nonostante le dichiarate ingenti perdite subite dall’esercito – fino a 200 morti ed 800 feriti al giorno2, unite alla distruzione di gran parte delle armi pesanti.3 Se le dichiarazioni del governo ucraino vanno prese con le pinze, che le forze armate di Kiev stiano investendo grandi risorse nella difesa del saliente è suggerito non solo dalla lentezza dell’avanzata russa, ma anche dall’avvistamento di particolari sistemi d’arma.
In particolare, i carri Bulat filmati l’11 giugno nei pressi di Severodonetsk4 testimoniano come una delle migliori riserve corazzate dell’esercito ucraino sia già stata inviata a combattere nel bel mezzo del calderone. Il T-64 BM Bulat, uno dei migliori carri presenti sul campo di battaglia, è un modello impiegato esclusivamente dalla 1a Brigata Corazzata Indipendente ucraina.5
Ancora più interessante è l’avvistamento di un complesso antiaereo e antimissile S300V nei pressi di Lysychansk4, un prezioso ed ancora formidabile sistema d’origine sovietica, di cui l’ucraina non dispone che in pochissimi esemplari. L’s300V non solo garantisce difesa aerea ad ampio raggio, ma è l’unica arma a disposizione di Kiev in grado di intercettare efficacemente missili balistici, inclusi i Tochka-U e gli Iskander utilizzati dai russi.
Ad un mese dallo sfondamento di Popasna, si avvicina sempre più il momento critico per le forze ucraine schierate nel saliente. Prescindendo dalle attuali perdite fin qui subite ed inflitte, che ci sono ignote, la difesa ad oltranza di Severodonetsk ha certamente ottenuto l’effetto di rallentare l’avanzata russa, guadagnando tempo prezioso per il resto dello schieramento di Kiev. Se in questo lasso di tempo l’esercito ucraino fosse riuscito a mettere insieme una riserva mobile sufficiente, questo sarebbe il momento adatto per lanciarla contro la penetrazione di Popasna, con l’obiettivo di allargare il corridoio per Lysychansk e ristabilire un fronte difendibile. In assenza di una simile controffensiva, è probabile che a breve termine i russi riescano a far collassare il corridoio, spingendo le forze ucraine intorno a Lysychansk a tentare una difficile ritirata in extremis – abbandonando gran parte delle preziose armi pesanti – o ritrovarsi circondate, con difficili prospettive di salvezza.
Si tratta di decisioni difficili, che possono trasformare gli scontri per Severodonetsk da un parziale successo difensivo ucraino ad una disfatta. Non mancano, nella recente storia militare, esempi di situazioni simili, dagli esiti spesso non scontati. E’ il caso dell’Operazione Marte del 1942, l’offensiva sovietica sorella di quella ben più famosa che investì le forze naziste a Stalingrado: un massiccio attacco al saliente di Rzhev, esposto cuneo di territorio in mano tedesca, frutto dell’ostinazione di Hitler nel non cedere terreno l’anno precedente. In quella occasione, la reazione germanica riuscì a contenere lo sfondamento iniziale sovietico, lasciando gli attaccanti stessi in una posizione precaria, incuneati in territorio ostile. Raccolte con rapidità forze sufficienti per un contrattacco, i tedeschi non solo ristabilirono i collegamenti con le unità nel saliente, ma inflissero un duro colpo ai sovietici, distruggendo gran parte delle loro formazioni penetrate in profondità e oramai impossibilitate a ritirarsi.7
D’altra parte, senza riserve mobili nelle retrovie in grado reagire rapidamente ed una grande dose di tempismo, la difesa ad oltranza di salienti esposti viene spesso pagata a caro prezzo. Il rischio a cui sta andando incontro l’esercito ucraino nel Donbass è quello di finire come molte divisioni nelle grandi ritirate dell’ultimo conflitto mondiale: resistenza aspra ed efficace, ritirata tardiva, accerchiamento ed inevitabile distruzione. Resta da vedere se, nel momento più critico, gli ucraini sapranno contrattaccare o ritirarsi con abilità.
Foto di copertina: un’anziana donna e un carro ucraino diretto a Toshkivka, nei pressi di Lysychansk, il 18 giugno. Foto di Taylor Hicks, New York Times.
FONTI E NOTE
- I più diffusi pezzi d’artiglieria russi da 122mm e 152mm hanno una gittata che va dai 15km ai 30km.[↩]
- C
ifre riferite da un funzionario governativo alla BBC[↩] - D
ichiarato in un intervista da Volodymyr Karpenko, ufficiale a capo della logistica ucraina: “I’m just talking about heavy weapons. As of today, we have approximately 30 to 40, sometimes up to 50 percent of losses of equipment as a result of active combat. So, we have lost approximately 50 percent. … Approximately 1,300 infantry fighting vehicles have been lost, 400 tanks, 700 artillery systems.” [↩] - vedi foto sopra[↩][↩]
- vedi questo articolo di wikipedia.uk[↩]
- Per approfondire riguardo le capacità dei sistemi della famiglia S300, vedi qui e qui.[↩]
- Per approfondire su questa e altre delle grandi battaglie sul fronte orientale, vedi DAVID M.GLANTZ e JONATHAN HOUSE, “La Grande Guerra Patriottica dell’Armata Rossa 1941-1945”[↩]